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La mano bionica che «sente» il tatto

Publication date: 19.10.2009
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Per la prima volta, un team europeo di svedesi dell’università di Lund e italiani della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa ha messo a punto una mano artificiale completa di tatto: la SmartHand. Finora, la robotica aveva inventato arti elettronici che, per quanto precisi, erano poco più che pinze mosse dalla contrazione dei muscoli del braccio. Oggi, invece, grazie ad alcuni sensori (40 per la precisione) e a quattro piccoli motori elettrici, le dita artificiali restituiscono al cervello la sensazione di spinta e la consistenza di un oggetto. Robin af Ekenstam, infatti, giovane svedese amputato alla mano, a causa di un grave tumore al polso, ha esultato quando la sua mano artificiale ha avvertito di nuovo le sensazioni di presa, spinta e tatto.
Christian Cipriani, ingegnere dell’Arts Lab di Pisa ha spiegato il meccanismo della Smarthand: “Noi del Sant’Anna abbiamo sviluppato la mano robotica, un sistema in grado di afferrare gli oggetti e allo stesso tempo con un elevato numero di sensori, che rilevano la posizione delle dita (detta propriocezione) e misurano le interazioni con il mondo esterno. Quello che è cambiato rispetto alle mani robotiche inventate finora, è l’interfaccia sensoriale”.
Gli esperimenti condotti finora non sono stati invasivi, non hanno cioè previsto un intervento chirurgico, ma in futuro si spera che l’applicazione della SmartHand sia fatta a livello neurale, impiantando degli elettrodi nel sistema nervoso periferico dell’arto residuo. In questo modo si potrebbe creare una comunicazione diretta fra cervello e mano (artificiale), che non esiste più.